Morta Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia. Morire ci fa piacere a tutti?

Morta Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia da 28 anni. Si è spenta con discrezione ed eleganza dopo oltre un anno di malattia. Solo pochi sapevano.

Franca Sozzani è morta e io mi scopro cinica, a due giorni da Natale per giunta.

Non cinica verso la morte, sia chiaro. Quando qualcuno se ne va, che sia sconosciuto o noto, non fa differenza! Morire sarà anche la più umana delle caratteristiche, ma rimane una cosa brutta.

Cinica verso l'umanità e l'idea che ha della morte, che all'improvviso ci fa piacere a tutti, anche se in vita nessuno ci ha degnato o qualcuno ci ha osteggiato.

Franca Sozzani è stata un personaggio controverso e disruptive, come direbbero gli inglesi: la lingua italiana è meravigliosa, ma nel vocabolario non esiste termine che renda meglio il concetto.

È stata vicina al licenziamento e alla caccia alle streghe più di chiunque altro nel mondo della moda; ha portato su Vogue ragazze curvy e modelle di colore.

Ha parlato di temi scomodi, su cui è più facile tacere e staccare un assegno, piuttosto che gridare, indignarsi, manifestare e fare qualcosa di concreto. Ha parlato di anoressia, di povertà, di Aids.

Era un paradosso umano, le mezze misure non le piacevano e in questo è stata sempre coerente. Neanche il diventare madre o moglie, che per molte equivale all'annullarsi su tutto il resto, l'ha fermata dall'essere donna e amarsi. Follemente, fiduciosa nel suo essere.

Al contrario dello spirito politicizzato della versione americana e di quello conservatore francese, il suo Vogue era spregiudicato, con servizi ai limiti del buon gusto, che spesso hanno scosso l'establishment della moda, pietrificato nel finto buonismo e in un galateo anacronistico. A lei non fregava: doveva dire cose e dirle chiare, perché non ci fosse spazio a interpretazioni o fraintendimenti.

Aveva creato un blog, su cui quotidianamente metteva nero su bianco i suoi pensieri in libertà, eppure i blogger non li digeriva granché.

Credeva nei giovani: per loro ha lanciato Who's Next?, una vetrina inestimabile per gli stilisti emergenti, i new talents, di tutto il mondo, mentre per i giornalisti di domani ha aperto posizioni di stage presso la redazione di Vogue, lanciando l'iniziativa proprio tra le pagine online della rivista.
Tutti quelli selezionati, casualmente, venivano dalla Cattolica, l'università dove si è laureata negli anni settanta, e che oggi è un vero e proprio vivaio per le penne del futuro della moda. Non solo sono storie.

Ha condotto una vita borghese, programmata in ogni istante: gli studi, il matrimonio, i figli, la lunga chioma bionda, identica negli anni, eppure nel suo lavoro era quanto di meno standard potesse esistere.

Questa vita così travolgente e contraddittoria, il figlio, Francesco Carrozzini, l'ha voluta rendere storia con Franca: Chaos & Creation, documentario al 73° Festival di Venezia. Con una certa fretta, forse per assicurarsi che Franca si potesse rivedere sul grande schermo beffando la morte.

Non è la morte a rendermi cinica. Mi dispiace per Franca Sozzani, ma non la conoscevo e l'ho vista solo un paio di volte, di sfuggita, a Milano.
Per qualcuno era un mito, io non starò a definirla la signora della moda italiana: abbiamo già troppi re e regine, tanti sedicenti tali.

Mi rende cinica il circo che si è creato intorno alla sua morte; persone che fino a ieri ignoravano il suo nome o la definivano una cariatide della moda, oggi sono qui a lusingarla, dedicarle post sui loro profili Facebook e piangerla come una cara zia.

Non era simpatica Franca, volontariamente non voleva esserlo. Anche per scelta sua, Milano è diventata una piazza della moda che parla sempre meno italiano, dove a Dolce & Gabbana è concesso bloccare una strada del centro per dare una cena, la Camera della Moda diventa sempre più snob e dove, nonostante l'era digitale, nonostante tutto passi da app, social e web, i blogger sono visti ancora come lebbrosi. E parlo di storyteller, non di influencer: che sia chiara la distinzione!

Mi dispiace, Franca. Mi dispiace perché questi personaggi che oggi ti piangono, domani si saranno già scordati di te, delle rivoluzioni (in)visibili che hai generato in questo paese e non solo.

Il tuo inossidabile e cocciuto rifiuto di tradire la tua identità ti hanno mantenuta integra fino all'ultimo giorno. Hai dimostrato che si può vivere al grido di "Non si può piacere sempre a tutti e soprattutto non si deve.", e alla grande anche. Questo è l'insegnamento che mi lasci e ti ringrazio.

La tua presenza ha lasciato indifferenti molti, mentre la tua assenza ha unito. E alla fine, Franca, mi spiace dirtelo, ma sei piaciuta a tutti.

Ciao Franca!